venerdì 26 dicembre 2008

LO STAF DI AUGUSTA

Gran parte delle donne che si iscrivono all'associazione 'Le Nereidi' desiderano diventare operatrici del nostro Centro antiviolenza. Che cosa bisogna fare? chiedono. Bisogna fare formazione. E la formazione non soltanto è un processo aperto che non si conclude mai una volta per tutte, ma deve andare ad integrarsi con alcune caratteristiche della personalità mancando le quali la formazione diventa pressoché inutile, concetto che approfondirò più avanti.

Secondo lo standard nazionale dei Centri italiani, la formazione minima indispensabile per operare in un Centro antiviolenza, consiste in almeno due corsi, di primo e secondo livello, e un congruo tirocinio. Errore comune a tutte coloro che desiderano diventare operatrici, è quello di credere che un buon titolo di studio sia sufficiente per affrontare il ruolo. Scopriranno in seguito che i titoli di studio sono sicuramente avvantaggianti ma non possono in alcun modo sostituire la formazione specifica. Difatti, devono fare formazione, anche e ancor più delle operatrici ordinarie, le avvocate, le psicologhe, le sociologhe e le assistenti sociali. E facciamo un passo indietro.

L'insieme delle conoscenze, teoriche, pratiche ed esperenziali elaborate dalla donne, che vanno sotto il nome di 'women's studies' (studi delle e sulle donne o 'saperi delle donne'), costituivano fino a ieri una sorta di cultura parallela a quella ufficiale, finché, da alcuni anni, sono entrati nei luoghi della cultura accademica sotto forma di corsi universitari negli atenei di Bologna, Napoli, Roma, Trento, ecc. e tendono ad espandersi progressivamente.
La formazione equivale dunque alla 'trasmissione' dei saperi delle donne che, come dicevo, scaturiscono dalla rielaborazione della cultura ufficiale e dall'esperienza pluridecennale accumulata dai Centri. Esperienza ormai riconosciuta a tutti i livelli che ha ispirato molte leggi e alla quale sempre più spesso ricorrono le varie istituzioni, dall'Istat all'FBJ, dall'Eurispes all'Oms, dalla Comunità Europea all'Onu e così via.


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CASA RIFUGIO AD INDIRIZZO SEGRETO "CASA MIRAL"

La struttura, si inserisce come ulteriore strumento a supporto e tutela delle donne vittime di violenza di genere e dei propri figli.
In questo modo si vuole offrire un luogo protetto nel quale la donna, vittima di violenze, possa riflettere sulla propria condizione e sperimentare un nuovo progetto di vita, delineato lungo il percorso di accoglienza (nuovo progetto di vita che contempla: la fuoriuscita dalla violenza, una riaffermazione dell'individualità, dell'autonomia, il recupero della genitorialità, la ricerca del lavoro...). Tale percorso verrà strutturato e condiviso all'interno del percorso di fuori uscita dalla violenza, intrapreso al Centro Antiviolenza "Thamaia", tra la donna e l'operatrice di accoglienza la quale, se all'interno dei colloqui psicosociali mirati a definire il nuovo progetto di vita senza più violenza, ritenesse necessario l'allontanamento della donna e degli eventuali figli minori dalla casa coniugale, a causa di una situazione di grave pericolo, attiverà l'ospitalità presso la casa rifugio che sarà, pertanto, uno strumento a supporto del percorso progettuale di risoluzione dal rapporto violento.
La casa rifugio è stata avviata all'interno del progetto APQ Asse C a valenza Regionale "Uscire dalla violenza: itinerari dall'accoglienza all'autonomia per donne vittime di violenza a Palermo - Agrigento - Catania", la cui titolarità è dell'Associazione Le Onde Onlus di Palermo, mentre la gestione locale è affidata all'Associazione Thamaia Onlus attraverso uno specifico accordo di cooperazione.



RETE ANTIVIOLENZA URBAN - CATANIA

L'Associazione, al fine di rendere possibile la creazione e il mantenimento di una rete di protezione per le donne vittime di violenza di genere, ha realizzato una serie di incontri con gli operatori dei servizi che hanno partecipato alla costruzione della Rete Antiviolenza Urban, con l'obiettivo di una ripresa del lavoro di rete iniziato con i seminari svoltisi all'interno del noto progetto "Rete Antiviolenza tra le città Urban Italia" (realizzato a Catania tra il 1999 e il 2001), così da creare una stabile e continua collaborazione tra i servizi dell'intero Comune e stabilire modalità e prassi di intervento comuni.
L'Associazione si propone, infatti, di essere un nucleo di stimolo e coordinamento nei confronti dei servizi pubblici e privati presenti nel territorio cittadino. Pertanto ritiene indispensabile partire da un lavoro di rete che coinvolga tutti gli operatori dei servizi, che quotidianamente si confrontano con la problematica della violenza sulle donne. (opuscolo: copertina, pp. 2-3, pp. 4-5, pp. 6-7, pp. 8-9, pp. 10-11, pp. 12-13, pag. 14)

Tutto ciò attraverso:

la condivisione ed il confronto tra le differenti professionalità e le risorse presenti sul territorio;
la sottoscrizione di protocolli d'intesa o accordi di cooperazione;
la costruzione di strategie di intervento comuni;
la realizzazione di iniziative di informazione e sensibilizzazione rivolte alla comunità;
momenti di incontro e di aggregazione sociale rivolte alle donne dei quartieri, allo scopo di far conoscere l'attività svolta dalla "rete antiviolenza" e stimolare la comunità a prendere coscienza dei propri problemi e a mobilitarsi per risolverli;
la realizzazione di attività di formazione ed informazione rivolte agli operatori della rete che presentano difficoltà pratiche ad operare rispetto alla problematica in questione e che richiedono tali attività, (es. Forze dell'Ordine).
Il lavoro di costruzione ed implementazione della Rete Antiviolenza è sempre stato un obiettivo primario dell'Associazione Thamaia Onlus. Infatti all'interno delle azioni previste dal progetto "Costruire Insieme: creare servizi ed una rete di protezione per donne che subiscono violenza nel Distretto Socio Sanitario D16", finanziato con i fondi APQ - Recupero della Marginalità Sociale e Pari Opportunità della Regione Siciliana, è stata dedicata una particolare attività di sensibilizzazione distinta per comuni (Catania, Misterbianco e Motta S. A.) che coinvolgerà gli operatori dei servizi pubblici e privati operanti in detti comuni, così da giungere alla fine del percorso progettuale alla costruzione di una Rete Antiviolenza di Distretto.



MAPPATURA DELLE RISORSE

Questa Associazione, riconoscendo il valore delle risorse presenti sul territorio - spesso non adeguatamente utilizzate per mancanza di conoscenza da parte degli utenti e talvolta anche degli operatori - ha realizzato un accurato lavoro di individuazione delle predette risorse, sia istituzionali che del privato sociale, per giungere alla costruzione di una mappatura dettagliata sui servizi offerti e le modalità di accesso, con particolare attenzione nei confronti di quelle risorse che si ritengono particolarmente utili per far fronte alle svariate richieste che pervengono agli operatori sociali che lavorano con la problematica della violenza sulle donne.
Il lavoro di mappatura delle risorse è stato informatizzato. E' stato, infatti, messo a punto un programma che ci permetterà di catalogare e rendere facilmente accessibili tutte le informazioni raccolte sui servizi offerti, le modalità di accesso, i requisiti di accesso, i referenti, l'ubicazione sul territorio, ecc..
Il Cd Rom con la mappatura delle risorse, realizzato nell'ambito del progetto "Costruire Insieme: creare servizi ed una rete di protezione per donne che subiscono violenza nel Distretto Socio Sanitario D16", finanziato con i fondi APQ - Recupero della Marginalità Sociale e Pari Opportunità della Regione Siciliana, è in distribuzione a tutti i partner del Progetto.
La mappatura viene semestralmente aggiornata attraverso una costante e puntuale richiesta di informazione così da poter fornire alle utenti del Centro Antiviolenza e/o agli operatori dei servizi che ne fanno richiesta delle notizie quanto più aderenti alla realtà.

indirizzi utili
http://www.alcolisti-anonimi.it/modules.php?name=aa011-donna
http://www.alcolisti-anonimi.it/modules.php?name=view_pr&id=311&pr=ME